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(da il Messaggero Veneto) – Sono diverse centinaia le coppie, provenienti da tutta la regione Veneto che in questi mesi si sono rivolte al servizio di Procreazione medicalmente assistita della Casa di cura città di Udine per le varie attività erogate, dal primo consulto fino alle pratiche di diagnostica su embrione da seguito di fecondazione in vitro. Per quanto riguarda la crioconservazione di spermatozoi e ovociti per pazienti che si debbono sottoporre a procedure medico-chirurgiche, dalla chemioterapia alla radioterapia, fino a determinati interventi con alto rischio di sterilità o di salute dei gameti, vi sono attualmente tre campioni di liquido seminale e una paziente in attesa di iniziare il ciclo per produrre e conservare i propri ovociti. Dopo un periodo di riconfigurazione organizzativa, dovuta anche alla necessità di erogare le varie prestazioni solo in regime ambulatoriale e non più in day hospital l’attività dell’istituto è ripartita con un ritmo consistente. «Va segnalato – puntualizza la dottoressa Veronica Bianchi, responsabile del laboratorio – che l’età materna delle donne che hanno effettuato uno o più tentativi di Pma si sta alzando, rendendo un po’ più difficile la probabilità di gravidanza. Una delle novità più importanti – aggiunge – è il potenziamento delle possibilità offerte anche alle coppie fertili, ma portatrici di malattie genetiche, di accedere alla diagnosi su embrione grazie alla collaborazione che la Casa di cura ha formalizzato con Reprogenetics, emanazione specialistica dell’Università di Oxford, che è in grado di assicurare il referto in 36 ore, e quindi di assicurare tempistiche compatibili con le procedure che portano l’embrione allo stadio di blastocisti, per aumentare le chance di gravidanza.... Qualora la Procreazione Medicalmente Assistita si rivelasse la scelta necessaria per conseguire la gravidanza, il centro di Udine, inserito in un ospedale privato accreditato, può attivare tutte le tecniche attualmente disponibili in Italia. Si può trattare di prestazioni di primo livello (per esempio, l’inseminazione su ciclo naturale o indotto) o di secondo livello (FIVET o ICSI). In questi casi, la paziente viene sottoposta a stimolazione ormonale sotto controllo laboratoristico ed ecografico (monitoraggio) così da aumentare la probabilità di successo utilizzando sempre la minor dose necessaria di farmaci. Questa prima fase del percorso di procreazione assistita può essere condotto anche in uno dei tanti poliambulatori operanti nelle varie regioni italiane, e che sono in collegamento con il team di specialisti della Casa di Cura Città di Udine. La disponibilità di un Laboratorio estremamente avanzato dal punto di vista delle risorse tecnologiche ed umane, consente di avvalersi delle tecniche più idonee per aumentare le percentuali di successo delle procedure di fecondazione assistita, così come la possibilità di crioconservazione di ovociti (con il metodo della vitrificazione, atto a migliorare le performance post-scongelamento), spermatozoi ed embrioni. L’obiettivo è quello di limitare il più possibile il numero di stimolazioni ormonali necessari ad ottenere la gravidanza. Va peraltro ricordato che la crioconservazione dei propri gameti costituisce l’unica modalità di preservazione della fecondità nei pazienti che debbono sottoporsi a particolari terapie (per esempio radioterapia e/o chemioterapia). Una volta ottenuti gli ovociti, questi potranno essere fecondati in provetta (FIVET) eventualmente – in caso di severa sterilità maschile – ricorrendo anche alla ICSI (inserimento del singolo spermatozoo nella cellula uovo); l’embrione viene trasferito in terza giornata oppure –...